Gentile Flavio, non devi assolutamente scusarti per esserti dilungato, anzi le tue riflessioni ed informazioni (insieme a quelle del signor Eliseo) mi sono state utilissime! E' un piacere leggerti!
Ho iniziato a scrivere il paragrafo riguardante questo aspetto degli affreschi, e finalmente ho potuto farlo senza scrivere sciocchezze!
Metti la parte sul gufo: se avessi scritto gufo reale avrei scritto una scempiaggine e invece ora, grazie a voi, so che non era possibile per i motivi ambientali che tu hai ben spiegato. Sulle dimensioni dell'animale, effettivamente è possibile che il pittore avesse voluto evidenziarlo per altri motivi: riflettendoci un po', dopo aver letto le informazioni datemi da te e da Eliseo, più che un intento simbolico (come scrivi anche tu, questi bellissimi animali erano ingiustamente considerati simbolo di sventura

), inappropriato visto il tono della stanza (che invece ha un'iconografia allegra e giocosa_è dedicata a Venere e ai piaceri dell'amore e della caccia_) , probabilmente la scelta di renderlo così grande era stata dettata
o dal fatto che il pittore a cui era stato chiesto di farlo non ne avesse mai visto uno e si fosse basato su un disegno o una stampa (fraintendendo le dimensioni)
oppure dal fatto (notato anche da te

) che significava qualcosa per il marchese. Forse era uno dei suoi trofei di caccia prediletti o, più banalmente, andava controcorrente sulla moda dei tempi e gli piacevano...Chissà!

Questo non potrò mai dirlo, a meno di non trovare qualche testimonianza scritta in proposito....
Quanto agli uccelli acquatici, è vero che il Piemonte, e la campagna torinese in particolare, non sono habitat di questo tipo. Però le mie ricerche mi hanno fatto scoprire che parte dei prati su cui era sorta la villa erano stati trasformati (tra la fine del '500 e l'inizio del '600, quindi una cinquantina di anni prima che la residenza fosse costruita) in risaie. Esperimento che era durato poco, ma i cui strascichi (le parti di risaia abbandonate si erano trasformate in paludi, con conseguenze anche negative sulla salute del contado circostante: i documenti che ho letto parlano infatti proprio delle lamentele per via della malaria e dei tentativi dei borghi circostanti di recuperare le zone) erano durati fino alla metà del Settecento. Quindi anche in questo caso le tue informazioni sono tutt'altro che inopportune.
Grazie anche per gli auguri per la tesi (speriamo!)
Ciao
Nadia
ps. su tutto il discorso della caccia, va da sé, sono completamente d'accordo. Vivendo in campagna è un uso a cui assisto tutt'oggi: certo più regolamentato che nell'epoca da me studiata...o almeno si spera....

Ad ogni modo, per quanto regolamentato...che devo dirti?.... la caccia è un
passatempo, un
hobby (non so come chiamarlo) di cui non ho mai compreso il piacere (di svolgerlo)... Per quanto mi riguarda, essendo appassionata (anche) di fotografia, gli animali preferisco catturarli così: sulla pellicola (o sulla memory card, viste le tecnologie attuali

)