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Autodeplumazione – Cause non infettive

Carenze nutrizionali

Le carenze nutrizionali hanno un significato differente a seconda della specie, lo stato fisiologico, l’età, ed il sesso.

Sicuramente può influenzare la crescita delle penne una carenza assoluta o relativa di proteine.

Carenza di oligoelementi è spesso associata ad accrescimento anomalo del piumaggio e comunque è indubbio che un bilanciato apporto vitaminico abbia delle ripercussioni positive sull’omeostasi anche cutanea.

Va precisato che l’unico ricorso a complessi multivitaminici somministrati con l’acqua di bevanda o con il cibo non costituisce che un ausilio ma non la cura di tutte le alterazioni cutanee.

Scarsa umidità ambientale

La scarsa umidità ambientale, che spesso si instaura in casa attraverso l’utilizzo di riscaldamenti, può creare secchezza cutanea che spesso esita in prurito e grattamento tale da danneggiare le penne.

L’animale spesso tende poi a rimuovere le penne così alterate.

Alterazione dei normali ritmi circadiani

L’illuminazione insufficiente, l’interruzione del sonno e l’irregolarità nel ritmo giorno-notte possono tutte essere cause di stress emotivo e conseguente tendenza al feather picking.

Gli uccelli hanno un bisogno estremo, come tutti gli esseri viventi per il vero, di vivere rispettando dei fisiologici ritmi di alternanza di luce e buio.

Va rammentato che i volatili non si alimentano affatto se tenuti al buio.

La vicinanza della gabbia a televisione o altre fonti di disturbo può produrre effetti indesiderati soprattutto riguardanti la sfera comportamentale esitanti talora anche nell’autobeccaggio.

Disordini ereditari

In alcuni casi di perdita delle piume si sospetta una componente genetica come nella calvizie del canarino (Serinus canaria) e l’assenza delle penne nella porzione posteriore della testa in alcune calopsitte (Nymphicus hollandicus) lutino.

Una forma peculiare di dermatite assai pruriginosa e frequente negli inseparabili (Agapornis spp.), parrocchetti ondulati (Melopsittacus undulatus) e calopsitte (Nymphicus hollandicus) è la Polifollicolite.

Tale entità patologica si esprime attraverso la crescita di più piume, frequentemente corte e spesse, da un unico follicolo.

Questa condizione, la cui causa rimane tuttora sconosciuta (anche se alcuni sospettano una componente genetica), genera prurito all’animale che puntualmente si autodepluma.

Anche l’ipopteronosi cistica (cisti delle piume o Lump skin disease) è un reperto associato a deplumazione. Per quanto attiene ai canarini (Serinus canaria) sembra accertata una certa predisposizione genetica anche e soprattutto perché ne sono colpite maggiormente le razze inglesi ma è stata segnalata anche nell’ Ara ararauna (in cui l’eziologia sembra diversa) ed anche in cenerini ed amazzoni.

In pratica la penna non riesce ad erompere dalla cute e continua a crescere in maniera abnorme all’interno del follicolo. Le regioni maggiormente interessate sono le ali, la coda e la testa.

Disturbi comportamentali

Molte volte un’anamnesi accurata mette alla luce motivazioni palesemente psicologiche. Alcuni soggetti infatti tendono ad autodeplumarsi in concomitanza di eventi stressanti occorsi loro come: la perdita del partner umano e/o aviare anche pro-tempore, l’arrivo di un nuovo individuo umano o animale (di specie uguale o diversa), un cambiamento di casa e dell’ubicazione della gabbia, la gelosia, la noia, la paura e l’ansia che talvolta si estrinsecano proprio in stereotipie masochistiche come l’automutilazione.

Alcune teorie rimandano questa tendenza ad una sorta di rito masturbatorio dell’animale che percepisce un rilascio di beta-endorfine autoappaganti nell’atto di strappare la propria penna.

In realtà, come più volte detto, il motivo profondo ed intrinseco dell’automutilazione attiva risulta spessissimo di difficile interpretazione (Fig. 1).

Figura 1 Agapornis. In taluni casi, come in questo pappagallo con CUD, eliminate tutte le potenziali cause, non resta che applicare un collare elisabettiano il quale impedisca all’animale di prodursi ferite. Durante il periodo di applicazione è essenziale che il proprietario vigili sulla capacità dell’animale di alimentarsi. Foto Dott. Gianluca Marchetti DVM
Figura 1 Agapornis. In taluni casi, come in questo pappagallo con CUD, eliminate tutte le potenziali cause, non resta che applicare un collare elisabettiano il quale impedisca all’animale di prodursi ferite. Durante il periodo di applicazione è essenziale che il proprietario vigili sulla capacità dell’animale di alimentarsi. Foto Dott. Gianluca Marchetti DVM

Traumi

In alcuni casi sembrerebbe che a seguito di traumi, la crescita alterata del tegumento e degli annessi cutanei successiva, o nel corso della rimarginazione, crei disagi all’induividuo.

Forse l’anomalia nella direzione di accrescimento delle penne o la retrazione cicatriziale possono produrre prurito esitando nel beccaggio della regione in esame. Anche le regioni sottoposte ad intervento chirurgico a volte suscitano l’interesse estremo dell’animale promuovendo un’attività automutilativa ai danni delle stesse.

Intossicazioni alimentari da metalli pesanti

La cronica assunzione di piccolissime quantità di metalli pesanti come zinco, piombo ecc., sembra essere una causa di autodeplumazione.

Quando sussista la possibilità di tale avvelenamento è sempre bene sottoporre il soggetto ad esami radiografici ed ematologici specifici.

Neoplasie

Alcune parti del corpo possono apparire glabre per la presenza di un tessuto patologico sottostante. Può capitare che a volte l’animale stesso lo metta in evidenza deplumandosi la regione (soprattutto nei riproduttori non frequentemente manipolati) prima che il proprietario-allevatore possa rendersene conto. Sembrerebbe le neoplasie negli uccelli tendano a produrre metastasi in minor misura rispetto ai mammiferi.

In verità comunque i tumori non sono rari negli uccelli osservandosi con una certa frequenza sia masse neoplastiche che pseudo-tumorali. Piuttosto frequenti sono: gli xantomi, lipomi e liposarcomi, meno consueti sono: carcinomi cutanei, fibrosarcomi, carcinomi squamocellulari ed adenomi-adenocarcinomi dell’uropigio.
Anche neoplasmi a carico di alcuni organi, come ad esempio il fegato, possono esser associati a scadimento delle condizioni generali e con esso alla comparsa di sintomi cutanei.

Intossicazione ed esposizione di irritanti ambientali

Molti fumi, gas e vapori sembrerebbero esser imputati nella genesi dell’autodeplumazione.

Il più conosciuto è senza dubbio l’effetto provocato dal fumo di sigaretta. Sembrerebbe addirittura che il lavaggio delle mani del proprietario fumatore prima della manipolazione del volatile riduca tale tendenza.

Anche profumi, deodoranti ambientali, antiparassitari ed altre sostanze chimiche volatili sembrerebbero causare a volte l’autodeplumazione sebbene con una grandissima variabilità individuale.

Diffusione epatiche e di altri organi ed apparati

Tra le disfunzioni d’organo associabili a problemi cutanei rientra praticamente quasi l’intera patologia aviare.

E’ vero infatti che problemi digestivi, respiratori, endocrinologici, urinari, riproduttivi, nervosi ecc. possono direttamente od indirettamente esser associati a disordini del tegumento e di tutti gli annessi cutanei.

Probabilmente la disfunzione d’organo più diffusa ed associata a sintomi cutanei, soprattutto a causa di errori nel management alimentare degli uccelli e di malattie infettive, è costituita da tutta la serie di alterazioni epatiche.

Problemi ormonali

Tra i problemi ormonali associati a perdita di piume e penne, mancata ricrescita e alterazioni nella muta vale una menzione a parte l’Ipotiroidismo.

Tuttora le problematiche diagnostiche legate alla difficoltà nell’individuare laboratori specializzati e livelli di riferimento statisticamente significativi per le diverse specie ne limitano sensibilmente la dimostrazione.

C’è però un caso clinico in Letteratura di un’Ara Macao con ipotiroidismo che tra gli altri sintomi aveva la perdita delle penne e la mancata muta da più di un anno. Anche patologie a carico di altri organi endocrini come le ghiandole surrenali e le gonadi sembrerebbero poter essere associate ad alterazioni delle penne.

Taglio delle remiganti

Il taglio delle remiganti, pratica atta a limitare il volo temporaneamente, soprattutto se non effettuata ad arte può creare fastidio agli uccelli per lo sfregamento dei monconi delle penne sui fianchi esitando talvolta nella masticazione e nell’asportazione del moncone stesso.

A volte, nonostante non si ripeta in tali soggetti l’operazione o si attui con le dovute attenzioni, l’attività di autobeccaggio si mantiene.

Tali pratiche comunque, in accordo con le nuove acquisizioni etologiche e comportamentali dei volatili, si stanno abbandonando sempre di più.

Problemi di ipersensibilità/allergia

Va immediatamente precisato che molto spesso si ritiene che gli uccelli si strappino le penne per prurito e che questo derivi da una sottostante intolleranza o allergia nei confronti di allergeni ambientali o taluni alimenti.

Sicuramente questi possono essere una concausa predisponente e favorente l’autodeplumazione ma sono necessari ulteriori studi ed indagini scientifiche per dimostrarne l’autenticità.

In alcune condizioni si sono tentate delle diete ad eliminazione svelando la probabile intolleranza nei confronti di alcuni specifici alimenti (girasole, noci, arance, mais, ecc.) in altre situazioni sembrerebbe provata l’ipersensibilità nei confronti di acari della polvere e di alcuni ceppi di Aspergillus.

Conclusioni

Come nelle altre specie la maggior parte dei problemi dermatologici ha quasi sempre origine multifattoriale ed è quindi basilare intraprendere un iter diagnostico più completo possibile.

Il presente lavoro non è che una raccolta delle cause principali a cui ricondurre problemi di autodeplumazione ma per risolvere tale patologia risulta fondamentale l’intervento di un Medico Veterinario Aviare.

Nessuna delle innumerevoli suddette cause può essere esclusa e questo impone sempre di intraprendere:

  • Visita clinica comprensiva di esami delle feci e tampone da gozzo e coane;
  • Esame obiettivo particolare dell’apparato tegumentario comprendente citologie della polpa della penna, esami colturali ed eventualmente la biopsia cutanea;
  • Esami ematologici ed ematochimici più completi possibile, radiografie e test specifici per l’esclusione delle principali patologie infettive suddette;
  • Endoscopia.

Si ringrazia il:

Dott. Gianluca Marchetti, DVM.
Cell. 347.2909036. gianlu-marchetti@libero.it
Clinica Veterinaria Borghesiana (ROMA) Via Vermicino, 69. Tel.: 06 2070648

per la realizzazione dell’articolo e delle relative fotografie.

La redazione.

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1 commento su “Autodeplumazione – Cause non infettive”

  1. Concordo in tutti questi casi, ma se l’alimentazione è perfetta, tutto questo non succede, a tutti i soggetti bisogna dare una giusta alimentazione di semini, modificandoli nei cambiamenti di stagione, in più vanno sempre date, verdure e frutta con aggiunta di sali minerali, calcio e vitamine, almeno 3 volte a settimana, naturalmente tutto questo viene aggiunto nel pastoncino, premetto che io ho iniziato ad allevare nel 1958, all’età di 13 anni, dove allevo tuttora con ottimi risultati, vi auguro una buona giornata

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