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Soccorso a un nidiaceo di passero

In quest’articolo l’autrice  spiega, con dovizia di particolari, come bisogna comportasi quando si soccorre un nidiaceo di passero caduto dal nido.

Passerotto di pochi giorni

Quando ci capita di dover dare soccorso a un nidiaceo di passero  fuori dal nido, già impiumato, che sgambetta solo soletto senza meta e non è in grado di volare perfettamente, l’istinto ci induce a raccogliere il piccolo uccellino e a portarlo a casa, pensando di operare nel modo più giusto.

Questo comportamento invece è, in molti casi, sbagliato poiché gran parte dei nidiacei (merli, passeri, civette, verzellini, ecc.) abbandonano spontaneamente il nido per esplorare il mondo sotto la guida e l’aiuto dei propri genitori che provvedono ancora ad alimentarli.

La cosa migliore da fare, quindi, è quella di non raccogliere subito il nidiaceo, ma valutare bene la situazione in cui si trovano, prima di prendere una decisione.

Se il piccolo nidiaceo si trova in una situazione di pericolo dettata dalla presenza di gatti o cani, strade trafficate, ecc., si può mettere in salvo in un posto sicuro come un’aiuola, un parco vicino, un tetto oppure in una scatola da scarpe legata ad un albero tramite delle corde agganciate alle pareti, di sicuro i suoi genitori lo ritroveranno.

Si devono sempre raccogliere, invece, gli uccelli feriti, gli uccelli implumi e/o inetti e i rondoni e in tutti questi casi è fondamentale contattare il centro di recupero animali selvatici più vicino e chiedere aiuto.

Questi uccelli trovatelli non possono essere detenuti in cattività se non per il periodo necessario per fornire le cure per la loro sopravvivenza.

Quando saranno autosufficienti devono essere liberati in natura.

I passeri sono uccellini difficili da accudire perchè non si adattano facilmente alla cattività, si spaventano facilmente, tanto da irrigidirsi e accasciarsi su un lato quando li teniamo in mano, oppure tendono a sbattere ovunque in una scatola o in una gabbia al minimo rumore, cercando di scappare.

Bisogna avere un pò di pazienza, lasciarli tranquilli e limitarsi a minimo contatto con loro.

Ci sono naturalmente delle eccezioni, è possibile che un passero si dimostri sereno al contatto umano. In questi casi approfittiamo della sua collaborazione ma non dimentichiamo che il piccolo un giorno dovrà essere liberato insieme ai suoi simili, perciò non abituatelo troppo alla vostra presenza e non coccolatelo come se fosse un gattino, così sarà più facile per lui la reintroduzione in natura.

Sistemazione in gabbia del nidiaceo

I passeri hanno l’abitudine di nidificare in buchi e anfratti quindi dovete creargli un luogo abbastanza riparato e confortevole dove il vostro piccolo amico trovatello può sentirsi tranquillo e a suo agio, lontano da rumori e viavai di persone o altri animali come cani e gatti.

In una gabbia normale il passero tende ad agitarsi e a saltellare, si arrampica sulle sbarre sbattendo le ali cercando di fuggire, con questi movimenti si sfrega e si incastra le penne tra le sbarre col rischio di rompersele. Questo non deve assolutamente accadere!

Gabbia oscurata e preparata per contenere i nidiacei caduti dal nido
Gabbia oscurata con dei fogli di carta e preparata per contenere i nidiacei caduti dal nido. Foto Rossella Mansi

Il modo migliore per sistemare un passero irrequieto è una gabbia rivestita di carta per ricoprire l’interno delle sbarre.
In questo modo isolerete l’uccellino dall’ambiente esterno, starà tranquillo anche con la presenza di altre persone nella stanza e non si sentirà in costante pericolo.

Rivestire la gabbia è un’operazione molto semplice!

Potete usare una carta bianca leggera o del cartoncino (non va bene la carta dei quotidiani poiché l’inchiostro potrebbe essere dannoso per l’uccellino!).

Ricoprite le 4 pareti interne della gabbia con la carta e fissatela alle sbarre con dei pezzettini di scotch di carta (così quando dovrete rimuoverlo, quando libererete il passero, sarà molto più semplice e la gabbia resterà pulita, il punto in cui toglierete lo scotch di carta non rimarrà appiccicoso come avviene invece con lo scotch trasparente).

Man mano che rivestite una parete ritagliate nella carta, con l’aiuto di un taglierino, i contorni delle porticine per riuscire ad aprirle e ritagliate anche gli spazi adibiti alle mangiatoie quando deciderete di inserirle.

Non rivestite anche il soffitto della gabbia così entrerà aria e luce.

Ponete un po’ di carta scottex sul fondo per assorbire le feci e inserite i posatoi.

Fatto ciò la gabbia è pronta per accogliere il vostro passero!

Sistemazione in scatola del nidiaceo

Se non avete una gabbia potete procurarvi una scatola di cartone abbastanza alta per evitare che il passero possa saltare in cima e fuggire.

Pullus di pochi giorni
Pullus di pochi giorni. Foto Rossella Mansi

Sul fondo della scatola mettete della carta scottex per assorbire le feci.

Tra una parete e l’altra della scatola inserite dei posatoi (bastoncini di legno ruvido) in modo che il passero possa aggrapparsi senza scivolare così non staziona sul fondo e non si imbratta il piumaggio di feci.

Per sicurezza dovrete chiudere il lato aperto della scatola con un panno velato (tipo zanzariera) o con una retina rigida a maglie strette, soprattutto quando non siete in casa o non potete controllare spesso il passero.

I passeri sono imprevedibili e potrebbero riuscire a scappare dalla scatola e cacciarsi facilmente nei guai. Se non sono ancora abili nel volo, potrebbero cadere a terra ed essere inavvertitamente schiacciati o potrebbero incastrarsi dietro qualche mobile, insomma dovrete evitare qualsiasi pericolo.

Tenete il piccolo in una stanza illuminata dalla luce naturale, lontano da correnti d’aria e dal climatizzatore.

La cucina e il bagno non sono stanze adatte per accogliere il piccolo perché non mantengono durante il giorno una temperatura costante. Evitate quindi di tenere il passero in stanze dove è facile che si crei umidità nell’ambiente o dove si utilizzano detergenti per la pulizia che emettono nell’aria gas tossici per la salute dell’uccellino.

Se invece il pullus ha pochissimi giorni di vita, è implume ed inetto e ha ancora gli occhi chiusi deve essere sistemato in una scatola da scarpe, su un nido creato con un posacenere o una coppa rivestita con una pezza di lana. Il piccolo deve essere tenuto al caldo 24h su 24, riscaldato con una lampada a debita distanza. La temperatura da mantenere deve essere sui 30-35°C. Sulla scatola deve essere posto un panno di lana per evitare possibili scottature e disidratazione da calore.

Alimentazione del Pullus

Il passero in natura predilige un’alimentazione varia.

Preferisce i semi ma non disdegna piccoli insetti e larve.

Noi non potremo mai offrirgli gli alimenti che gli procurerebbero i suoi genitori in natura ma possiamo cercare di non fargli mancare il cibo che può aiutarlo a crescere sano ed in forma.

Pullus di passero che viene nutrito con un pastoncino per imbecco con l'aiuto di una siringa.
Pullus di passero che viene nutrito con un pastoncino per imbecco con l’aiuto di una siringa. Foto Rossella Mansi

Il suo sviluppo fisico, la crescita di penne sane e forti dipenderà anche dall’alimentazione che gli fornirete.

Dovete allora offrire al vostro piccolo una buona alimentazione varia, includendo nella sua dieta più alimenti possibili.

Escludete dalla sua dieta il pane e il latte!

Se il passero ha il becco tenero bordato di giallo, è coperto di penne per quasi tutto il corpo e ha un accenno di codina bisogna nutrirlo ogni 30 minuti – 1 ora con una pappa cremosa fatta con pastone in polvere per nidiacei che potete procurarvi in un negozio di articoli per animali (nutrient plus, energette, nutribird, ecc).

Risulta più semplice nutrire il piccolo con una siringa da insulina (senza ago!) ma anche uno stecco con la punta arrotondata può andar bene.

Usando una siringa da insulina, comunque, ci sono più possibilità di mantenere pulito il passero durante l’alimentazione, diversamente, con uno stecco potrebbe imbrattarsi facilmente di cibo.

Le penne del corpo e la parte intorno al becco devono rimanere sempre ben pulite.

Se il piccolo si imbratta di cibo, occorre pulirlo al più presto prima che si indurisca.

Per eliminare il pastone indurito potete utilizzare un canovaccio o una spugnetta o un cotton-fioc inumiditi con acqua tiepida.

Non occorre strofinare, basta tamponare ripetutamente per impregnare solo il pezzetto di pastone indurito così da rimuoverlo facilmente senza correre il rischio di strappare le penne e le piume del passero.

Cercate di non bagnare il piccolo durante la pulizia del piumaggio perché potrebbe ammalarsi facilmente.

Di solito i piccoli passeri si abituano in fretta ad aprire il becco alla vista dello stecco o della siringa e collaborano.

A volte basta solo toccare delicatamente più volte la parte gialla e morbida del becco per stimolarlo ma se non si convince dovete provvedere ad alimentarlo forzatamente cercando di aprire il becco con le vostre mani.

Non usate stuzzicadenti o altri oggetti appuntiti per fare leva perché potete ferirlo facilmente soprattutto se si muove troppo e cerca di scappare. Mantenete il passero con una mano e cercate di forzargli il becco con l’altra mano, eventualmente fatevi aiutare da un’altra persona che potrà infilare il cibo nel becco quando riuscirete ad aprirlo.

Passero che apre il becco per essere alimentato con una siringa

Basterà alimentarlo forzatamente anche una volta sola poi il piccolo capirà che nella siringa c’è il cibo e aprirà il becco spontaneamente.

Inserite la siringa nel becco delicatamente, in profondità, spingendo lo stantuffo piano piano per evitare di soffocare il passero con il cibo. Aspettate che ingoi ogni volta e poi fornite altro cibo.

I tempi dell’alimentazione variano in base all’età del passero.

Se è molto piccolo e ha poche penne sul corpo dovrà essere alimentato ogni mezzora.

Man mano che cresce possiamo allungare i tempi per nutrirlo aspettando anche un’ora o due ore tra un pasto e l’altro.

Questo vi fa capire che accudire un nidiaceo comporta un grande impegno!

Non potete permettervi di lasciare il piccolo senza nutrirlo per troppo tempo.

Gli uccelli devono mangiare spesso durante il giorno, potrebbero morire dopo poche ore di digiuno!

Se non avete tempo, dovete partire per le vacanze o siete occupati per motivi di lavoro e non potete portare il piccolo con voi, conviene trovare una persona o un centro di recupero che possa occuparsi del nidiaceo.

È buona norma osservare il gozzo per capire quando è il momento per nutrire il passero!

Il gozzo assume la forma di una pallina, un sacchetto di pelle trasparente che si vede solo quando si riempie di cibo. Solitamente il gozzo si può osservare al lato del collo quando l’uccellino è accovacciato o sul suo petto quando è in piedi sulle zampe.

Se è sgonfio e quindi il gozzo non è visibile, allora dovrete alimentare il passero.

Se osservate attentamente noterete che, man mano che nutrite il piccolo, il gozzo si gonfierà di cibo.

A questo punto fate attenzione a non esagerare con le dosi.

Quando vedrete il gozzo riempirsi solitamente il piccolo girerà il becco di lato, facendovi capire che non vuole più mangiare.

Non insistete, lasciate il piccolo tranquillo nel suo alloggio e tornate a nutrirlo dopo mezzora o un’ora quando vedrete che il gozzo si è svuotato.

La consistenza del pastone diluito deve essere abbastanza soda (come quella della crema pasticcera).

Diluite il pastone in una tazzina da caffè aggiungendo sempre poche gocce d’acqua tiepida per volta fino ad ottenere la giusta consistenza.

Inserite il cibo nella siringa da insulina (senza ago!) e nutrite il piccolo.

Potete mischiare al pastone altri alimenti per variare la dieta del passero:

  • Uovo sodo (sia tuorlo che albume) non più di tre volte la settimana.
  • Piselli schiacciati fino a renderli come una cremina.
  • Omogeneizzato al manzo
  • Carota grattuggiata
  • Mela o pesca o albicocca grattuggiata
  • Biscotto all’uovo (non usate biscotti al cioccolato)

Se non avete il pastone e urge nutrire il piccolo perché sopravviva, potete usare come alimenti di fortuna dei cibi facilmente reperibili nelle nostre case:

polenta, cous cous, farina di soia e semolino da diluire in acqua tiepida, omogeneizzato al manzo, biscotti da ammorbidire con acqua (non usate biscotti al cioccolato!), tuorlo d’uovo sodo (l’uovo deve essere assolutamente cotto).

Eventualmente potete fare voi stessi un pastone casalingo usando come base la polenta (o il cuos cuos o il semolino o la farina di soia) ammorbidita con acqua tiepida, aggiungendo un pochino d’uovo sodo (sia tuorlo che albume), qualche pisello fresco schiacciato (fino a fare una cremina), carota cruda grattugiata e mela grattugiata.

Potete anche usare i piselli in scatola purchè non contengano sale.

Se il pastone è abbastanza diluito non occorre fornire altra acqua, o altrimenti potete offrirne solo qualche goccia dopo il pasto avvicinando la siringa da insulina con l’acqua al lato del becco facendo attenzione a non inondare le narici.

Il pastone deve essere preparato ogni volta che dovete nutrire il piccolo.

Non conservate l’avanzo del pastone inumidito per alimentare il passero al pasto successivo perché potrebbe fermentare e guastarsi e procurare diarrea.

Per controllare lo stato di salute del nidiaceo e accertarvi che stia assumendo una buona alimentazione osservate la consistenza delle feci che devono essere asciutte e racchiuse nelle sacche fecali; una parte bianca e una scura.

Se il pullus ha pochissimi giorni di vita, è implume ed inetto e ha ancora gli occhi chiusi deve essere nutrito ogni 10 minuti con un pastone in polvere per nidiacei diluito con acqua che deve avere una consistenza molto liquida, acquosa, alla temperatura di 35-38°C.

Il becco è molto piccolo e la siringa da insulina potrebbe essere scomoda per alimentarlo, potrebbe sporcarsi facilmente o soffocare col cibo, meglio usare un piccolo pennello, bagnare le setole al pastone liquido e inserire nel becco.

Man mano che il piccolo cresce, si possono allungare i tempi per nutrirlo fino a 30 minuti – 1 ora – 2 ore.

Di solito non occorre fornire altra acqua oltre a quella che il piccolo assume dal pastone diluito.

Svezzamento del passerotto

Passero svezzato allo stecco

Quando il passerotto è cresciuto, riesce a spiccare i primi voli maldestri e le penne sono spuntate del tutto dai calami possiamo integrare la sua dieta anche con cibi solidi e secchi che potrà beccare da solo.

È buona norma controllare sempre la consistenza delle feci quando il piccolo comincia ad assumere alimenti diversi.

Potete cominciare a lasciargli nella gabbia delle ciotole con il cibo così comincerà a beccare anche solo per curiosità, abbiate l’accortezza di posizionarli in luoghi dove non possano riempirsi di feci (per esempio sotto ai posatoi).

Potete anche usare le mangiatoie della gabbia ma ci vorrà più tempo per fargli capire dove si trova il cibo perché sono disposte all’esterno della grata, diversamente la ciotola sul fondo la troverà più facilmente!

Per facilitargli la fase dello svezzamento potete cucinare i semi misti dei canarini in acqua per una ventina di minuti perché divengano morbidi.

Attendete il tempo che i semi si raffreddino un pò per offrirli al passero a temperatura ambiente. Cucinatene una quantità che potrebbe bastarvi per 3 o 4 giorni e conservateli in frigo in un contenitore a chiusura ermetica.

Naturalmente quando dovrete offrirli al passero li tirerete dal frigo un po’ prima per darli a temperatura ambiente.

Questi semi dovranno essere cambiati e sostituiti con altri più freschi almeno tre volte al giorno, e anche più volte se fa troppo caldo, perché potrebbero irrancidire velocemente.

Occorre anche lavare ogni volta la ciotola dei semi cotti ogni volta che verranno sostituiti.

Tutte le siringhe e gli oggetti che si usano per alimentare il piccolo dovranno essere perfettamente lavati e puliti.

Oltre ai semi cotti potete mettergli a disposizione altre ciotole con uovo sodo (sia albume che tuorlo non più di tre volte la settimana), pastone secco per insettivori mischiato a biscotto sbriciolato, riso, cereali, grano, semi misti, mandorle e noci tagliuzzate finemente.

Potete appendergli alla gabbia le spighe di panico.

Potete offrirgli frutta di stagione come ciliegie, mela, pera, anguria, pesca, albicocca.

Attenzione a non esagerare con la frutta anche se il piccolo sembra gradirla molto, perché potrebbe provocargli diarrea.

Potete offrire anche camole del miele (misura piccola) e tarme della farina decapitate.

È importante non fossilizzarsi su un unico alimento ma fornire sempre un’alimentazione varia perché cresca sano e in forma.

Un’alimentazione sbagliata può provocargli anche la morte, oppure sopravviverà ma crescerà magro e d’aspetto malaticcio e avrà carenze alimentari che si manifesteranno con penne bianche e/o sfilacciate.

Allenare il passero al volo

 

Il passero nella gabbia non ha potuto fare che pochi saltelli tra un posatoio e l’altro e i suoi pettorali saranno ancora deboli.

Vi accorgerete infatti che i primi voletti seppur lunghi e continui lo porteranno ad ansimare quando si fermerà.

Ciò vuol dire che volare gli costa fatica e dispendio di energie.

Giovani passeri salvati grazie all'allevamento allo stecco
Nella prima fotografia a sinistra: passeri durante la muta: il maschio a sinistra e la femmina a destra. Nella foto a destra, invece, vista del dorso di un giovane maschio durante la muta. Foto Rossella Mansi

Sebbene possa sembrare pronto per la liberazione perché sa alimentarsi da solo e sa svolazzare, non è ancora il momento!

Occorre che si alleni, più volte al giorno, a volare in spazi più grandi di una gabbia.

Se avete la possibilità di tenerlo in una voliera, magari all’aperto, sarebbe la soluzione ideale!

Non tutti, però, dispongono di una voliera… allora dobbiamo trovare un’alternativa.

Potete liberare il vostro piccolo amico in una stanza sicura (sotto la vostra accurata supervisione!) anche solo qualche ora al giorno, a seconda del tempo che avete a disposizione da dedicargli, poi lo rimettete nella gabbia.

La stanza che sceglierete non deve avere pericoli, deve essere arredata con mobili bassi, in modo che, nel caso in cui il passero si posi su zone alte, potrete recuperarlo facilmente.

Se ci sono degli specchi dovrete coprirli con un panno o della carta di giornale perché il passero potrebbe sbatterci contro durante il volo e procurarsi ferite o fratture anche gravi.

Anche le finestre dovrebbero essere coperte da tende o da giornali.

Togliete i soprammobili e coprite con un asciugamano o stracci le cose appuntite che non potete rimuovere dalla stanza, qualora ce ne fossero.

Insomma prima che il passero possa volare nella stanza, osservate tutti i possibili pericoli in cui potrebbe incorrere il vostro amico e trovate un rimedio per rimuoverli usando il buon senso, perché non possano procurargli alcun danno!

Verificate, inoltre che nella stanza vi sia la presenza di supporti di sorta che il passero potrà utilizzare come posatoi per i suoi atterraggi.

Restate sempre presenti e non lasciatelo mai solo.

Se dovete allontanarvi rimettete il piccolo nella sua gabbia così sarete tranquilli che sarà al sicuro e non si caccerà in qualche pasticcio.

Se vi accorgete che il piccolo non riesce a volare in alto, è possibile che si sia spezzato le penne delle ali.

Non cercate di eliminare i monconi, cioè le parti della penna che sono rimaste attaccate all’ala, è molto rischioso e provoca grande dolore all’uccellino.

I monconi possono essere rimossi da un veterinario o da personale competente (se non siete esperti potreste inavvertitamente spezzargli le ossa delle ali!).

Questa operazione è comunque inutile perché i passeri provvedono a sostituire il loro completo piumaggio, quindi vanno in muta, ad agosto.

Non dovrete far altro che aspettare che le penne spezzate cadano da sole naturalmente, cresceranno altre nuove penne nel giro di 30-40 giorni e il vostro passero sarà in grado di volare ed essere liberato.

In questo periodo dovete fornirgli una buonissima alimentazione e aggiungere all’acqua un buon multivitaminico per uccelli e fornirgli sali minerali per aiutarlo a crescere penne sane e forti.

La liberazione del passero

Prima di liberare il piccolo dovete accertarvi che sia in grado di volare perfettamente, deve riuscire a cambiare direzione durante il volo, scansare gli ostacoli e fare atterraggi perfetti!

Deve riuscire a spezzare tutte le varietà di semi da solo col becco ed alimentarsi autonomamente da almeno una settimana. Deve insomma essere autosufficiente.

Scegliete una giornata di sole, durante le prime ore del mattino, quando non fa caldo e liberatelo in un luogo dove ci sono i suoi simili, dove può trovare con facilità cibo e acqua.

Se avete abituato il piccolo alla vostra continua presenza e si dimostra troppo imprintato potete comunque liberarlo abituandolo gradualmente alla sua nuova vita.

Tenetelo in una gabbia sul balcone o in una voliera per alcuni giorni.

Comincerà ad osservare l’ambiente circostante e ad ascoltare i richiami dei suoi simili.

Voi dovete limitarvi ad un minimo contatto con lui e farvi vedere pochissimo.

Dopo qualche giorno potete aprire la gabbia e lasciare che il passero possa uscire ed entrare a suo piacimento.

Non dovete far altro che lasciargli la gabbia sempre nello stesso posto con le porticine aperte, cibo e acqua a disposizione per ancora qualche giorno perché potrebbe tornare se avesse difficoltà a cercare il cibo da solo.

Non dovete comunque preoccuparvi troppo per il suo destino.

Il passero sicuramente si accoderà ad altri passeri e imparerà per emulazione dai suoi simili tutto ciò che voi non avete potuto insegnargli, riuscendo così a condurre una vita normale come tanti altri uccelli che sono cresciuti in natura.

Collutazioni con gatti

Se il piccolo è sopravvissuto alla predazione di un gatto è necessario disinfettare le ferite e portarlo al più presto da un veterinario per la prescrizione di un antibiotico.

La saliva dei gatti procura agli uccelli infezioni mortali che portano alla morte improvvisa del piccolo nel giro di pochi giorni.

Tenetelo al caldo, anche avvolto in un panno di lana, il calore è un toccasana per gli uccellini malati e stressati.

Anche se dovesse sembrarvi apparentemente in salute e non sono visibili ferite conviene sottoporre il piccolo a cura antibiotica perché anche una piccola invisibile ferita causata dal gatto potrebbe portarlo a morte certa!

Si ringrazia Marco per aver fornito consigli utili alla stesura di questa guida.

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